Puntuale come ogni anno in questo periodo, è uscito il capitolo valdostano della serie dei rapporti regionali della Banca d’Italia, intitolato “L’Economia della Valle d’Aosta”, presentato lo scorso mercoledì 28 giugno presso l’Auditorium della Caserma Cesare Battisti di Aosta. Il volume (disponibile gratuitamente online) fa parte della collana “Economie regionali” della Banca, che ha la finalità di presentare studi e documentazione sugli aspetti territoriali dell’economia italiana, mediante i rapporti annuali regionali, le relative note metodologiche (per gli addetti ai lavori), e gli aggiornamenti congiunturali.
Leggendo il bollettino, il quadro generale che ne viene fuori per la Valle è di un’economia in crescita nel 2022, seppure non siano stati ancora raggiunti i livelli pre-pandemici: il PIL valdostano, che rappresenta lo 0,3% del PIL italiano, si è attestato intorno ai 4,74 miliardi di euro (registrando un +5,2% rispetto al 2021), mentre cresce anche il PIL pro-capite, con un aumento del 6% rispetto al 2021, arrivando a quota 38.314 euro per abitante. Guardando al valore aggiunto, l’andamento più marcato è stato nel comparto delle costruzioni (+16,3%) e in quello del commercio (+11%), che valgono rispettivamente il 6,3% e il 24% dell’economia della Valle.
Sul lato dei prezzi, l’attività economica ha ancora subito contraccolpi a causa delle tensioni internazionali e dell’incertezza sempre connessa a scenari di guerra anche lontani: il cosiddetto Indice Nazionale dei Prezzi al consumo per l’Intera Collettività (NIC) mostra un aumento del 6,9% rispetto al marzo del 2022, un valore più basso del rispettivo indice riferito al quadro nazionale, che mostra un aumento del 7,6%, e ancor più basso dell’indice calcolato per il Nord-Ovest, che registra un +7,8% rispetto a marzo 2022. L’inflazione (ossia, l’aumento del valore del suddetto NIC) in Valle è in calo rispetto al 2022, ma il tasso di crescita dei prezzi è sempre maggiore rispetto a qualche anno fa, anche se meno rispetto all’Italia intera. I rincari ulteriori sono dovuti in gran parte al rialzo dei prezzi delle materie prime, soprattutto energetiche.
Lo studio, poi, passa in rassegna il mondo imprenditoriale, esaminando i principali settori.
A causa della scarsa piovosità che ha caratterizzato il 2022, nel comparto agricolo la produzione di alcuni beni ha registrato ovunque variazioni negative, tranne che nella produzione di uva da vino e di coltivazioni industriali, che però rappresentano una parte molto piccola della produzione totale valligiana. Il peso del settore agricolo in Valle d’Aosta, pari all’1,3% del valore aggiunto nel 2020, è inferiore rispetto alla media nazionale, che è del 2,2%: nondimeno, esso svolge un ruolo significativo come fornitore di input intermedi per altri comparti economicamente molto rilevanti per l’economia locale, come quello dell’agroindustria. Nonostante i momentanei segnali di flessione produttiva, l’agricoltura valdostana vede crescere il numero di imprese in generale, e in particolare quelle con titolari sotto i 40 anni di età, che rappresentano il 18,8% delle nuove aziende.
L’attività industriale ha continuato ad aumentare in misura contenuta ridotta, ed è stata sostenuta principalmente dalle imprese con almeno 20 addetti, che hanno visto il proprio fatturato crescere anche in termini reali (ossia, a parità di prezzi nel tempo), oltre che in termini nominali. L’industria nel suo complesso è cresciuta del 9,2%, e quella in senso stretto (di cui la manifattura è una componente) è aumentata del 6,2%. La domanda di prodotti industriali ha poi beneficiato della forte espansione della componente estera, principalmente rivolta alla metallurgia, mentre l’attività del comparto costruzioni è stata sostenuta dall’ulteriore crescita degli investimenti in opere pubbliche e dalle ristrutturazioni connesse con gli incentivi fiscali, a cui si è accompagnata un’ulteriore espansione delle compravendite di abitazioni, che hanno superato la quota di 2.500 transazioni nel solo 2022.
Il comparto turistico, che riveste particolare rilevanza per l’economia regionale (8,4% del valore aggiunto nel 2019), ha beneficiato di un marcato aumento delle presenze di turisti, cresciute nel 2022 del 75,8 per cento rispetto all’anno 2021: questo è avvenuto grazie soprattutto al ritorno dei viaggiatori stranieri, quasi triplicati rispetto al 2021, e la cui spesa media (a prezzi correnti) per pernottamento è aumentata del 15% in confronto all’anno precedente. Sono aumentate anche le presenze di turisti italiani, con un aumento pari a circa il 43%, recuperando i livelli del 2019.
Al generale miglioramento congiunturale osservato nel 2022 si è associata una ripresa dell’accumulazione di capitale. La crescita in termini reali è risultata molto elevata, e ad essa ha contribuito il rafforzamento dell’attività di accumulazione nell’industria, in particolare per le imprese di maggiori dimensioni, impegnate nel recupero di parte dell’attività programmata e non effettuata nel periodo Covid. Tale aumento è visibile anche nel terziario, dove la propensione all’investimento è molto contenuta tra le aziende di minori dimensioni, ed è orientata soprattutto all’acquisto di beni materiali. Rimane limitata, invece, la spesa, per tutte le classi di imprese, rivolta al potenziamento della digitalizzazione.
Per quanto concerne gli aspetti finanziari, la favorevole congiuntura ha contribuito all’aumento della quota di imprese che hanno chiuso l’esercizio in utile, che hanno fronteggiato i forti rincari delle materie prime e dei beni energetici mediante l’incremento dei prezzi dei listini, mentre si osserva una diminuzione del grado di liquidità delle aziende nel corso degli ultimi mesi dell’anno. Nel 2022 l’andamento dei prestiti bancari alle imprese, nel complesso in crescita (del 6,8%), è stato molto eterogeneo tra settori, e ha mostrato dinamiche differenziate nel corso dell’anno: all’espansione nel comparto manifatturiero e in quello energetico (che riceve oltre un terzo del totale dei prestiti alle imprese), si è contrapposto il calo nel settore dei servizi e in quello delle costruzioni.
Il mercato del lavoro ha visto salire il numero di occupati del 4,6% nel 2022, in misura più forte di quanto avvenga rispetto alle regioni settentrionali e all’Italia nel suo complesso (rispettivamente, +2,1% e +2,4%), riportandosi sui livelli precedenti la crisi pandemica. La dinamica positiva dell’occupazione si è riflessa in un aumento sia delle ore lavorate totali, sia di quelle per addetto, e vi si è associata una sensibile riduzione del ricorso agli ammortizzatori sociali. Il tasso di occupazione è aumentato, attestandosi al 69,8%: una tale maggiore domanda di lavoro si è comunque accompagnata ad un’incrementata difficoltà di reperimento di manodopera, soprattutto nel settore turistico e in quello delle costruzioni.
Il reddito e i consumi delle famiglie, nonostante i miglioramenti del mercato del lavoro, hanno subito il contraccolpo dell’aumento dei prezzi, che ha colpito soprattutto i nuclei famigliari meno abbienti: il potere d’acquisto è stato significativamente eroso dall’incremento dei prezzi, e in termini reali il reddito familiare si è contratto dell’1,2%, una diminuzione lievemente più accentuata della media nazionale, a fronte della crescita dell’anno precedente. Tali dinamiche hanno accresciuto il numero di famiglie che, non essendo in grado di sostenere l’acquisto dei beni energetici essenziali, versano in condizioni di povertà anche energetica.
Nel 2022 i prestiti di banche e società finanziarie alle famiglie valdostane sono aumentati del 4,1%, a ritmi in linea con quelli del 2021: tale andamento è stato sostenuto dai mutui per l’acquisto delle abitazioni (principalmente a tasso fisso), e, in secondo piano, dal credito al consumo, mentre i debiti delle famiglie in rapporto al reddito disponibile si sono ridotti rispetto al 2021. Cresce, inoltre, l’ammontare dei depositi bancari delle famiglie, con preferenze rivolte ai titoli di Stato e alle obbligazioni bancarie.
Dal lato della finanza pubblica, la spesa primaria totale degli enti territoriali (quella al netto delle partite finanziarie) è indirizzata per l’83% verso la componente corrente (ossia, verso quelle entrate e uscite che hanno come scopo il finanziamento della gestione ordinaria), ed è aumentata dell’1,1% rispetto all’anno precedente: in termini pro-capite si traduce in una spesa pari a 10.836 euro, un dato molto superiore a quello medio delle Regioni a statuto speciali, che è di 5.392. La crescita degli investimenti pubblici è stata possibile grazie agli ampi avanzi di amministrazione di cui dispongono gli enti territoriali valdostani, e verrà incrementata ulteriormente grazie all’impiego delle risorse derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), e dal nuovo ciclo di programmazione dei fondi comunitari. Aumenta la spesa sanitaria (diretta o in convenzione), e sono ancora da affrontare al mancato recupero delle liste di attesa e al ricambio generazionale del personale sanitario, in particolare medico. Nel complesso, quindi, la situazione economica della Valle d’Aosta non desta particolari problemi, se considerata nel suo complesso, ma emerge un quadro più critico se si focalizza l’analisi alle categorie meno fortunate: una situazione che chiede la risposta delle amministrazioni pubbliche, che non possono solo concentrarsi sul quadro generale, ma che devono soprattutto lavorare per il miglioramento delle condizioni delle famiglie e delle imprese in difficoltà.
Alessandro Stanchi
Docente di materie economiche e quantitative presso ESCP Business School, Università di Torino, Università della Valle d’Aosta, Libera Università di Bolzano