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Cittadini UE: è più facile lo spostamento fra Stati? Non sempre. Il caso di una giovane residente in Valle d’Aosta, ora bloccata in Romania

di Giuseppe Manuel Cipollone

di Giuseppe Manuel Cipollone

Dall’avvento dell’Unione Europea per i cittadini comunitari, in linea di principio, è diventato più semplice muoversi fra Stati membri, anche se esistono casi paradossali dove ciò non è sempre vero e che meritano di essere raccontati.

Pare essere il caso di Alexandra – ragazza 23enne di origine romena, giunta in Italia all’età di 4 insieme alla famiglia e da 12 anni residente nella nostra piccola regione – che in questo momento si trova bloccata in Romania per una gabola burocratica. Luca, il compagno, racconta che Alexandra vive in Valle d’Aosta dall’età di 11 anni, dove ha iniziato a mettere radici e lavorare fin da adolescente. Per una triste vicenda personale non riuscì a completare l’iter per l’ottenimento della cittadinanza italiana da minorenne, trovandosi dunque oggi a dover ancora attendere il completamento della procedura da maggiorenne.  

Da circa un anno e mezzo la giovane lavora come barista presso una nota struttura di aggregazione giovanile in Aosta, dove ha conosciuto il suo attuale compagno italiano, ora con lei fermo in Romania. Quest’estate, in effetti, Alexandra aveva maturato l’idea di andare a trovare i propri nonni nel Paese di origine, per cogliere anche l’occasione di fare dei documenti romeni in corso di validità. Alla partenza, infatti, la giovane – proprio perché vissuta fin da bambina sostanzialmente in Italia –  era in possesso solo di un vecchio passaporto e del proprio estratto di nascita romeno.  

E qui – racconta il compagno – inizia una prima complicazione: sulla carta d’identità italiana, rilasciata dal Comune di Jovençan, vi è una dicitura che recita documento ‘non valido per l’espatrio’. Questa dicitura, a detta dell’impiegato comunale, è di prassi nei casi in cui la carta d’identità venga rilasciata a chi non è cittadino italiano e non abbia presentato un casellario giudiziario. Ma Alexandra è in Italia da quando ha appena 4 anni, senza mai aver fatto ritorno in Romania, un casellario giudiziario romeno non può materialmente averlo. Niente paura, pensano i giovani, la settimana di ferie in Romania sarà l’occasione per risolvere anche questo inghippo. I giovani allora decidono di prendere appuntamento con il Consolato romeno a Torino, per il 30 agosto scorso, dove ottengono un ‘documentul de călatorie’ (un permesso di  viaggio) con l’indicazione alla ragazza di fare i documenti romeni una volta giunti a destinazione e una pacca sulla spalla.

Sembra tutto lineare, partenza dunque il 7 settembre dove i giovani, il pomeriggio stesso dell’arrivo, si recano all’ufficio preposto per il rilascio dei documenti d’identità. E qui trovano una sorpresa: una volta superati 80 documenti al giorno rilasciati, lo sportello chiude. Nessun problema la mattina successiva i nonni della giovane si recano all’ufficio alle 5:30 del mattino per essere fra i primi, Alexandra li raggiunge alle 8:00. Le viene però detto che la Polizia le dovrà scattare delle foto e prenderle le impronte digitali da consegnare poi all’ufficio, in seguito alla quale le verrà rilasciato il documento dal medesimo. Tempo stimato? Non è certo. Dal momento della consegna del materiale fotografico e delle impronte, potrebbe passare da una settimana fino a un mese per l’emissione del documento. Ecco un vero imprevisto: i giovani avevano preventivato un viaggio di pochi giorni, non possono permettersi di restare in Romania più di una settimana, scadenza oltre la quale peraltro Alexandra deve rientrare a lavoro. Inizia così per la ragazza il più classico dei giri di chiamate fra vari uffici burocratici, di due Stati, ognuno dei quali rimpalla la questione a qualcun’altro. 

Si parte con la Questura di Aosta dove, con molta cortesia, le viene spiegato di sentire le ambasciate perchè – paradosso nel paradosso – essendo lei una cittadina comunitaria non è nelle loro competenze procurarle un documento per farla rientrare (se fosse stata extracomunitaria invece sì?). I giovani chiamano dunque l’ambasciata italiana a Bucarest: dopo decine di tentativi una funzionaria li liquida dicendo che Alexandra non è cittadina italiana, dunque risulta fuori dalla loro competenza. Bisogna sentire l’ambasciata della Romania a Torino, anche se la ragazza si trova sul suolo patrio. Ma nemmeno questa le sa dare risposte concrete. I giri di chiamate continuano, si arriva a telefonare anche a ‘Europe Direct’ e la Farnesina ma nulla di fatto. 

Luca, il giovane fidanzato italiano della ragazza, che ci ha spiegato la vicenda al telefono dalla Romania, ci dice: “Alexandra voleva solo tornare dai nonni dopo vent’anni che non li vede e con l’occasione, ora che è maggiorenne, sistemare i propri documenti romeni. Nessuno ci ha detto delle lungaggini per ottenere questo semplice documento, sennò avremmo rimandato il viaggio. In linea di principio avremmo ancora tempo 3 giorni, la partenza era prevista per il 13 settembre, ma adesso sembra sostanzialmente certo di non poterlo fare in tempo. Potremmo trovarci fermi in Romania fino ad un mese e questo ci preoccupa perché Alexandra deve e vuole ritornare a lavoro regolarmente. Mi sembra surreale che si possano creare queste situazioni per una cittadina comunitaria UE, fra Questura, ambasciate, Ministero e Unione Europea, nessuno ci ha saputo aiutare. Abbiamo ancora qualche giorno, speriamo facciano in fretta”.

Giuseppe Manuel Cipollone