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Cime Bianche, il parere di Bruce McNeill referente del comitato a favore del progetto

di Redazione

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Lui è Bruce McNeill, classe 1961, madre inglese e papà scozzese, maestro di sci, ex direttore della scuola sci cervino, nonché albergatore di Cervinia. Oggi, fra le altre cose, è anche il referente del comitato a favore dell’opera funiviaria nel Vallone di Cime Bianche. AostaNews24 lo ha intervistato per chiedergli qualcosa in più sul neonato comitato, sulle ragioni per le quali è favorevole all’opera che sta passando alle cronache come ‘Cime Bianche’ e sullo scontro fortemente politico che sul tema si sta profilando all’orizzonte.

AN24: Come si può notare, voi siete il comitato promotore a favore del progetto per la costruzione di un impianto a fune nel Vallone delle Cime Bianche. Potreste spiegare, un po’ più nel dettaglio, le vostre ragioni?

McNeill: “Vista la confusione e la disinformazione generale su questo collegamento tra Ayas e Breuil-Cervinia, abbiamo deciso di fare chiarezza su ciò che è adesso e ciò che sarà se il progetto andrà a buon fine. Noi crediamo che questo collegamento sia di vitale importanza per la Valle d’Aosta e, più precisamente, per le comunità direttamente coinvolte. 

A differenza di ciò che si sente dire, ancora non sappiamo come sarà questo collegamento, l’unica certezza è che c’è uno studio in atto, richiesto dalla Monterosa spa perché interpellata direttamente dalla Regione. Lo studio di fattibilità prenderà in considerazione sia la fattibilità tecnica, sia lo studio di impatto ambientale che uno studio economico e sulla parte sociale, cercando di comprendere anche i benefici che potrebbe portare alle popolazioni locali.  Pertanto, chi dice di sapere quello che sarà, non dice il vero. A noi, in questo momento, preme soltanto dire che lo studio sta proseguendo come da bando lanciato dalla Monterosa Ski“.

AN24: Da chi è composto il comitato promotore?

McNeill: “Il Comitato promotore comprende, ad oggi, 600 iscritti, valdostani e non, tra cui professionisti, turisti e proprietari di seconde case. I dati precisi riguardanti le fasce di età e la professione non sono ancora disponibili. Tuttavia, siamo una larga fascia di popolazione delle comunità che verrebbero direttamente colpite da questo collegamento, di persone che sono interessate al progetto e coloro che sono attualmente presenti sul territorio. 

Molti qui sono fortemente a favore di questo collegamento poiché potrebbe dare un futuro alla nostra regione. Ritengo che in questo periodo Covid, l’intera regione abbia constatato cos’è la Valle d’Aosta senza turismo, sci e quali sono le conseguenze. Pertanto, in questo momento delicato, sappiamo che questo collegamento potrà darci la possibilità di promuovere un turismo moderno che sia in grado di combaciare con le richieste che attualmente troviamo sul mercato, anche perché il turismo non è più quello di sessant’anni fa, ma si sta evolvendo. Una volta si andava a sciare anche se c’erano solo un paio di centimetri di neve, ora al contrario, la gente ricerca esperienze, servizi, comodità e novità. 

Questo collegamento nel Vallone delle Cime Bianche potrebbe dare tutto questo, rimanendo aperto 365 giorni l’anno, perché è proprio questa la differenza: noi vediamo un turismo futuro in cui potremmo avere la stessa quantità di turismo indipendentemente dalle stagioni. Non solo sci, ma trekking, mountain bike, turismo culturale sarebbero una giusta diversità di proposte da offrire con questo tipo di collegamento“.

AN24: Per voi dunque sarebbe una misura fondamentale ad un rilancio trasversale del comprensorio? 

McNeill: “Non solo del comprensorio. In mente ho una visione più ampia che a mio avviso ci rimetterebbe sulla mappa mondiale. Tutti parlano dei benefici che avremmo nella stagione invernale ed è corretto, però nessuno ha mai parlato di costruire una pista da sci che avrebbe un impatto ambientale pesante. Lasciando, invece, il Vallone così com’è con solo un impianto di risalita, potremmo dare sfogo al freeride: un mercato in espansione molto richiesto. Pensate che dalla Cima di Rollin a Frachey si potrebbe ricavare un fuoripista perfetto di 12 km e sarebbe una novità veramente interessante. Tuttavia, a noi interessano maggiormente la primavera, l’estate e l’autunno poiché questo collegamento darebbe la possibilità di aumentare il turismo anche nella bassa stagione.

In aggiunta a ciò, se avessimo un turismo credibile e stabile, sicuramente i giovani che ora scappano dalla nostra regione in cerca di diverse opportunità, potrebbero pensare di rimanere qua e lo dico da padre prima di tutto“. 

AN24: Ormai questo progetto e, quindi, il dibattito che ne consegue, sembra non essere più una questione esclusivamente locale, bensì nazionale e addirittura europea. Oltre alle raccolte firme e le iniziative legali, tutto fa presagire uno scontro tra frazioni molto forte. Come pensate di portare avanti le vostre istanze?

McNeill: “Scontro è un termine che non mi piace utilizzare: non servirebbe a nessuno, complicherebbe solamente le cose e non va mai bene essere aggressivi. Infatti, più che uno scontro, io vorrei trovare un punto di incontro. Ritengo che bisognerebbe incontrarsi e confrontarsi, esponendo le nostre esigenze, cogliendo anche quelle degli ambientalisti. Sono sicuro che, attraverso un dialogo, potremo trovare una soluzione. Nella nostra comunità ci sono le ragioni per far capire alle controparti che investire nel futuro è importante. 

Un esempio? Consideriamo il nord delle Alpi, quindi Francia, Svizzera e Austria. Questi Paesi, molto attenti al green, solo nel 2021, hanno portato a buon fine ben 59 progetti, tra impianti nuovi e ricostruzioni di impianti già preesistenti. Noi italiani abbiamo la fortuna di avere tutto il Sud delle Alpi, mentre loro ne possiedono solo un terzo ciascuno. Peccato che, in Italia, nello stesso anno, siano stati fatti solo 14 interventi, di cui solo 8 nelle Alpi. 59 contro 8. Questo esempio ci fa notare la differenza dell’attenzione che diamo agli investimenti. In quei luoghi pragmatici e molto attenti al green credono nel turismo e lavorano affinché esso possa essere portato avanti. Noi stiamo rimanendo fermi con una concorrenza che galoppa.

Un altro esempio? Negli ultimi dieci anni, in Valle d’Aosta, sono stati rinnovati 5 impianti, ma non ne è stato costruito neanche uno nuovo. Nel 1985 avevamo 300km di linee tra funivie e seggiovie, oltre ai 200 impianti sparsi per tutta la regione: oggi, invece, troviamo solo 180km di linee e 120 impianti. Un calo molto forte, pari al 40%. La concorrenza continua a investire per soddisfare le richieste dei turisti odierni e futuri, mentre noi siamo fermi, questo preannuncia un declino per il turismo regionale. Dovremmo fare anche noi questo salto di qualità“.

AN24: Alla politica regionale, invece, cosa chiedete? 

McNeill: “Noi in politica non ci mettiamo, la lasciamo ai politici perché pensiamo che sia una cosa a parte. Il nostro intento è quello di promuovere la bontà di questo progetto, assolutamente non volto a deturpare la natura, anche perché ci tengo a ricordare che noi qua ci viviamo. Una delle nostre mission è, appunto. controllare che questo collegamento sia il più possibile ecologico. Al giorno d’oggi, per costruire queste tipologie di impianti, si utilizzano plastiche e metalli riciclati. Inoltre, sono molto più silenziosi rispetto a quelli di venti-trent’anni fa. Senza contare il fatto che essi possano anche essere totalmente rimossi a fine carriera, senza lasciare alcuna traccia.

Noi siamo convinti che questo progetto vada allargato, discusso, condiviso e, nel caso in cui ci fosse la possibilità di bonificare altre aree “abbandonate”, ci premerebbe farlo“.

Giuseppe Manuel Cipollone