Passiamo dal colle, anzi no dal traforo del “Grande”. Anzi no, non passiamo proprio. Due settimane di tira e molla sul percorso della tappa del Giro d’Italia, per poi chiudere in questo modo, veramente un po’ triste, il “non passaggio” in Valle d’Aosta.
Sia chiaro le motivazioni legate alle bronchiti (e al Covid-19) che stanno circolando fra i corridori sono comprensibili, però se così fosse – forse – sarebbe stato più coerente annullare la tappa intera, per parcondicio. E non sacrificare, per paradosso, solo la parte italiana di una tappa che dovrebbe far parte – fino a prova contraria – di un Giro che si chiama ancora “d’Italia”. E invece no: si vede che in Valle d’Aosta il meteo è da lupi mentre in Svizzera ora c’è un caldo tropicale, annullato è solo il passaggio in Valle d’Aosta. Con il rammarico degli appassionati valdostani che hanno lasciato i bordi del tracciato sconsolati come testimoniano le foto che stanno circolando.






Il sospetto però che le autorità svizzere sappiano essere più autorevoli delle nostre, sotto sotto, un po’ viene. Speriamo in un chiarimento un po’ più convincente da parte dai promotori dei Giro d’Italia nelle prossime ore, anche solo per rispetto ai quei valdostani che – nonostante il meteo – si erano fatti trovare puntuali per assistere al passaggio tanto atteso.
Nel mentre cari valdostani, non resta che guardare il bicchiere mezzo pieno: godiamoci gli asfalti nuovi.
Giuseppe Manuel Cipollone