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In 300 in piazza per la riapertura delle scuole: “In Francia ed Irlanda sì, perchè in Italia no?”

di Redazione

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Nonostante la Valle d’Aosta sia stata privilegiata rispetto alle altre regioni italiane riguardo al tema della Dad, la mobilitazione nazionale per il diritto all’istruzione in presenza è arrivata anche qui nella nostra regione.

Circa 300 persone (prevalentamente studenti, professori e insegnanti), si sono riunite ieri pomeriggio alle 15 in piazza Chanoux ad Aosta, per chiedere la riapertura delle scuole. L’evento, organizzato dalla rete nazionale “Priorità alla Scuola“, è stato anche un’occasione per sottolineare le problematiche all’interno del mondo della scuola pubblica italiana, dove da molti anni si fanno pochi investimenti.

Inoltre, si è parlato anche dei disagi che i giovani adolescenti stanno subendo a livello psicologico dall’inizio della pandemia, dovuti all’isolamento e la mancanza di socialità. 

Noi siamo stati privilegiati rispetto alle altre regioni d’Italia ma abbiamo voluto scendere in piazza anche qui per dare voce alle richieste nazionali della nostra rete, perchè non dobbiamo sempre essere isolati” spiega Licia Coppo, pedagogista ed esponente del gruppo “Priorità alla scuola Valle d’Aosta“.

Il gruppo Priorità alla scuola Valle d’Aosta è nato circa due settimane fa, e ne fanno parte professori, studenti e tutte persone che nella nostra regione hanno a cuore il mondo della scuola. 

L’idea è quella di tornare in presenza nelle scuole superiori almeno al 50% e alle medie al 100% per chiudere l’anno scolastico – continua Licia Coppo – ci sono degli studi che hanno dimostrato che la chiusure delle scuole in zona rossa non incidono sul contenimento del contagio, lo abbiamo visto in Campania dove la scuola è stata chiusa a Novembre e la curva dei contagi non è scesa. Chiudere le scuole dunque è un’azione irrilevante per il contenimento dei contagi, oltre che molto pesante e dannosa a livello psicologico per i ragazzi“. 

Per Licia Coppo, siccome chiudere le scuole è irrilevante, bisognerebbe tenerle aperte con protocolli rigidi e più controlli come lo screening ogni 15 giorni. “La scuola è un luogo organizzato, e non è giusto tenerlo chiuso in questo modo. Di certo non chiediamo l’apertura delle scuole superiori oggi al 100%, ma assolutamente a settembre sì”.

Licia Coppo tocca il tema anche del Recovery Fund, sottolineando che ci sono dei fondi rivolti alla scuola: “se il prossimo anno partissimo con classi da 18 ragazzi, se avessimo nuovi insegnanti e ristrutturassimo gli stabili, le scuole potrebbero riaprire e ripartire anche in emergenza.

La nosttra idea è quella che la scuola diventi priorità dell’agenta politica in Italia, e che davvero si facciano investimenti seri e non si usi la dad come palliativo comodo a costo zero. Noi in Italia abbiamo avuto il triplo delle chiusure rispetto alla Francia, che ha chiuso solo qualche volta qua e là dove ci sono stati dei focolai, e ha mantenuto le scuole sempre aperte fino alle superiori. La Francia ce l’ha fatta, come l’Irlanda, perchè non lo possiamo fare anche noi in Italia?” conclude Licia Coppo

La protesta di ieri fa parte di una mobilitazione nazionale che fa riferimento alla rete “Priorità alla scuola“, che da diverse settimane porta nelle piazze italiane genitori, insegnanti e studenti. 

per vedere il video della manifestazione https://www.facebook.com/681222108639346/videos/222172233026975

Simone Nigrisoli