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Casinò, lettere di patronage – Per il Pm la sentenza del Gup è illogica

di Redazione

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“Non applica correttamente i principi di logica, evidenzia “marchiani errori di superficialità e rivela un banale deficit argomentativo” così il pm Luca Ceccanti nella dichiarazione di appello sulla sentenza con cui il gup Davide Paladino ha assolto l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin nel processo per abuso d’ufficio continuato e aggravato sulle lettere di patronage che, da Presidente, inviò nella primavera del 2014 a tre banche creditrici del Casinò de la Valleée per 19 milioni di euro.

Secndo  Ceccanti il giudice ha cancellato “Completamente, non prendendoli in alcuna considerazione o sminuendone totalmente la portata probatoria, numerosissimi costituti probatori, orali e documentali”. Se per il gup “A tali lettere non può annettersi l’effetto del trasferimento del rischio dalle banche creditrici alla Regione”, secondo il pm “Una tale conclusione cozza contro elementari principi di logica”.

Inoltre, per la procura “Tutte le dichiarazioni rese dai funzionari di banca, ad eccezione di due, depongono in senso contrario” a quanto scritto dal giudice. Quelle lettere secondo la procura di Aosta hanno “Una natura vincolante, a prescindere dalla circostanza che, se così non fosse, si sarebbe trattato di operazione senza alcun senso per istituti di credito che, notoriamente, non si espongono per milioni di euro senza richiedere garanzie stringenti”. In questo senso, se la Regione “Si impegna a procurare garanzie sostitutive a quelle assunte con la lettera”, come si legge nelle missive, “È evidente che tale lettera costituisce, appunto, assunzione di garanzia”.

“L’impegno all’eventuale rimborso delle linee di credito – è la tesi del pm – non può essere letto in modo alternativo a quello di una piena vincolatività delle lettere”.

Il 14 febbraio scorso la Bccv, di fronte alla prospettiva del fallimento della casa da gioco, chiesto dalla procura, aveva domandato alla Regione copia del provvedimento “Che supporta la dichiarazione di impegno allegata”. Nulla però risultava all’ente pubblico, quindi “Il creditore dà per scontata la “presenza di un atto collegiale di copertura ma il gup degrada le lettere a un ‘nulla’ giuridico”.

Uno studio di avvocati (Lca) aveva inoltre scritto, in un parere commissionato dal Casinò, che “Appare condivisibile l’impostazione circa il valore legale delle lettere di patronage”. L’allora direttore generale di Bccv Maurizio Barnabé ha evidenziato al pm “L’enorme lavorio e l’attività di vera e propria contrattazione che ha preceduto l’invio” delle lettera, prima registrata come ‘forte’ e poi come ‘debole’ anche per “prudenza”.

La banca Popolare di Sondrio in una corrispondenza con la casa da gioco del 2014 fa riferimento ai rapporti che “Si intendono altresì assistiti da lettera di patronage di euro 10 milioni”, sottolinea la procura. Secondo il pm quelle lettere, contenenti gli importi, non sono “Mere manifestazioni di sostegno politico della maggioranza regionale”, anche perché tutti gli assessori dell’epoca hanno riferito di esserne stati all’oscuro.

Una “operazione condotta – per il pm – in gran segreto”; un contegno, da parte di Rollandin, che “Non rappresenta solo uno spregiudicato modo di gestione del potere ma, ciò che più rileva, appare strumentale all’occultamento di un ordito palesemente criminoso”